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Lo scorso 10 giugno Sport4Society è stata ospite della sede del CONI Lombardia, a Milano, per la presentazione dei risultati della ricerca “Le Sfide dello sport per l’Europa dei diritti: un percorso di legalità”. La ricerca è stata curata da Simone Grillo, ed una sintesi della sua presentazione può essere scaricata qui.
La presentazione è stata l’occasione per una tavola rotonda, moderata da Elio Trifari, Direttore della Fondazione Candido Cannavò per lo Sport, a cui Sport4Society ha invitato rappresentanti di alcune entità che in vario modo e a vario titolo si attivano sull’argomento. Il tema della legalità nello sport infatti coinvolge la società nella sua complessità e totalità, in quanto gli interessi che vi si muovono travalicano i campi di gioco e si espandono in contesti apparentemente distanti.
Come hanno sottolineato il giudice Cristina Marzagalli dell’Associazione Nazionale Magistrati, Paolo Bertaccini Bonoli di Transparency International e Alessandro de Lisi del Progetto San Francesco – Centro Studi contro le mafie, risultano fondamentali da un lato una collaborazione molto stretta con la magistratura, e dall’altro un allineamento tra la giustizia sportiva e la giustizia ordinaria. Infatti lo sport si sta dimostrando sempre più bacino a cui attinge la criminalità organizzata, sia in termini di reclutamento di nuove leve (non sono una novità i contatti tra le frange estreme e violente delle tifoserie e le organizzazioni criminali), sia in termini di attività illecite, come il calcio scommesse o il riciclaggio. Si creano così situazioni che la giustizia sportiva non è in grado di giudicare, semplicemente perché non previste dal suo codice. E’ a questo punto che deve intervenire la giustizia ordinaria.
E’ quindi necessario agire sui ragazzi, per aiutarli a crescere in un contesto sano di principi e valori da condividere. Come ha detto don Gino Rigoldi nel corso del suo appassionato intervento, un ragazzo si sente coinvolto quando si accorge che gli viene dato un valore, che si cerca in lui una parte di energia che sicuramente ha e lo si esorta a metterla in campo. Allora lui comincerà a correre.
Per concludere questa breve sintesi, ci piace riprendere uno stralcio dell’intervento di don Rigoldi: “Sono gli anonimi, i senza volto, quelli che affondano più facilmente, anche in una squadra. Quelli che nessuno vede, proprio perché si vede quello che si guarda. Lo sport ha dentro di sé il condensato di tutti i contenuti di una sana educazione; il che vuol dire protagonismo, darsi valore ed esprimere le proprie capacità, sviluppare capacità di relazione: guardare gli altri come dei possibili alleati con cui condividere un percorso. Questo diventa l’ABC del volersi bene.
Credo che la società di oggi abbia un’ignoranza sostanziale: noi siamo ignoranti in amore, non sappiamo come si fa a stare con gli altri, mentre sappiamo bene che la nostra vita è bella in relazione a quanti amori abbiamo in campo. Certo che le regole sono importanti, ma le regole le rispetta chi si sente riconosciuto, chi si sente visto, chi si sente parte di un contesto di cui è chiamato a fare parte”.
Sport4Society fa suo questo appello, che in futuro potrebbe essere incardinato come principio ispiratore delle sue attività